NOTE BIOGRAFICHE

Vincenzo Satta nasce a Nuoro nel 1937.

Frequenta l’Istituto d’Arte di Sassari nella Sezione Architettura con insegnanti quali Stenis Dessy e Vico Mossa. Nel 1061 si iscrive Studio_a_Bologna_weballa Accademia di Belle Arti di Bologna e i suoi insegnanti sono Pompilio Mandelli e Paolo Manaresi. Dopo un paio d’anni si Assistente di Mandelli alla Accademia, passa al Liceo Artistico dove insegna fino al 1989.

La sua attività si svolge in più di cinquanta anni di lavoro, con numerose mostre personali e partecipazioni a mostre collettive.

I primi esiti della ricerca di Satta vanno datati alla metà degli anni ’60 allorché, abbandonata la figuratività, inizia a trasferire nel partito geometrico delle nuove opere, le intenzioni simboliche che animavano le precedenti prove.

In un primo tempo il credo astrattista si esprime in costruzioni geometriche di ordine strutturale e ben presto individua quello che costituirà, negli a venire, l’obiettivo privilegiato di tutta la sua ricerca, la modulazione della luce tramite il colore. Dal 1980 alle opere più recenti, la ricerca si arricchisce di nuovi segni senza spartizione geometrica, articolati secondo una musica interiore spaziale e luminosa, vibrante e trasparente.

Portare la luce e la possibilità della sua percezione a un limite estremo, fare del colore e della sua estenuata presenza, il luogo dell’interiorità e dell’emozione, è stato e rimane l’intento primario. L’impianto geometrico degli anni ’70 o quello segnico di oggi, sono solo e soltanto il supporto su cui il colore esprime quella particolare personalissima rarefazione della luce che ne distingue tutta l’opera.

 

Si sono occupati del lavoro di Vincenzo Satta

Si sono occupati del lavoro di Satta, con particolare assiduità, Giovanni Maria Accame, Piergiovanni Castagnoli, Claudio Cerritelli, Fabrizio D’Amico, Dario Trento.

E ancora, Andrea Emiliani, Flavio Caroli, Giorgio Cortenova, Marisa Vescovo, Sandro Malossini, Rosalba Pajano, Silvia Evangelisti, Giuliana Altea.